regia e coreografia Michele Abbondanza e Antonella Bertoni
con Eleonora Chiocchini, Cristian Cucco, Michele Abbondanza
musiche Arnold Schönberg, Peeleas und Melisande, Op. 5
liberamente ispirato all’omonimo dramma di Maurice Maeterlink
disegno luci e direzione tecnica Andrea Gentili
collaborazione al progetto Danio Manfredini
produzione video Jump Cut
realizzato da Sebastiano Lucia Insinga e Simone Cargnoni
sound design Philippe Gozlan
make up artist Lucia Santorsola
organizzazione Dalia Macii
amministrazione e ufficio stampa Francesca Leonelli
produzione Compagnia Abbondanza/Bertoni
con il sostegno di MiBAC – Direzione Generale per lo Spettacolo dal Vivo, Provincia Autonoma di Trento – Servizio Attività Culturali, Comune di Rovereto – Assessorato alla Cultura
Presentiamo qui lo spettacolo Pelleas e Melisande terza e ultima parte del progetto Poiesis. Dopo aver indagato il “femminile” con Franz Schubert e il “maschile” con Charles Mingus, assistiamo all’incontro dei due pianeti, Venere e Marte. Con La morte e la fanciulla ed Erectus le due orbite apparivano circoscritte e precise e ora sembrano convergere in una rotta di collisione; fuse e confuse meteore impazzite e destinate, in quanto diverse, alla disgregazione.
Mettiamo in scena uno dei problemi eterni dell’umanità nella forma di fiaba senza tempo: l’amore del cuore, l’amore della carne e la necessità di farli coesistere all’interno della società e di un contesto istituzionale.
Fonte di libera ispirazione é stato il testo simbolista di Maurice Maeterlinck che ha come argomento l’amore proibito e predestinato dei personaggi del titolo ma soprattutto è stata la musica di Arnold Schönberg la nostra vera guida passo dopo passo e motore di tutto il lavoro.
Per quanto riguarda l’argomento, siamo di fronte alla classica trama del triangolo amoroso; lo svolgersi dei fatti, viene da noi qui utilizzato come semplice sottotraccia per una doppia narrazione parallela:
Lo spettatore viene così esposto ad un costante doppio piano di lettura trovandosi nelle condizioni di poter accedere a un ulteriore livello di interpretazione (il terzo), figlio della mescolanza, sovrapposizione, imposizione uno sull’altro degli altri due elementi (scena e film): uno stato di coscienza artistico più personale ed intimo, inaccessibile se non a sé stessi. Forse assoluto. Rischiosamente poetico.