Teatro Cantiere Florida - Firenze

Narciso_io

23- 24 Novembre 2018, 21.00

Marta Bevilacqua
Leonardo Diana
Narciso_io

coreografia e danza Marta Bevilacqua, Leonardo Diana
disegno luci Fausto Bonvini
costumi Lucia Castellana
coproduzione Compagnia Arearea, Versiliadanza
con il sostegno di MiBAC Ministero dei Beni e delle Attività Culturali, Regione Toscana/Sistema Regionale dello Spettacolo
in collaborazione con Amat, Civitanova Danza per Civitanova Casa della Danza, Armunia Festival Inequilibrio – Castiglioncello, Lo Studio – Udine, Teatro Cantiere Florida – Firenze

«Nell’altro vedo solo me stesso. L’altro è un riflesso che mi appartiene. Non è una proiezione la mia, voglio afferrarmi nella sua intimità. Voglio tutto. Tutto di me. In questa azione reiterata rischio di essere invasivo e talvolta violento. Cercando me stesso riesco a manipolare l’altro. Quando parlo non ho nulla da dire. Gesticolo molto e questo, si sa, va di moda. Ogni gesto che va di moda disattende a se stesso. Il gesto sulla scena è privo di affezione. A tratti, e fuori controllo, cade nell’emotività. Il gesto narcisista è privo di passione e sentimento. Non si traduce mai in azione. Non fa mai una vera rivoluzione. La nostra è una vicenda mitologica che mostra un incontro mancato. L’incontro è funzionale a un piacere immediato, consumato in solitudine.

Ci sono due figure di riferimento: Narciso ed Eco. Un ragazzo e una ninfa, entrambi, incapaci di entrare in relazione diretta. Narciso è seduttivo in quanto non porta Eco a sé. Lui ama se stesso, lei ama lui ma è ridotta da Era a voce incomprensibile e ripetitiva. Rimbalzo d’immagine e rimbalzo di suono. Connettiamo queste ispirazioni alla comunicazione del nostro tempo. Siamo quasi a nostro agio. Dal mito arriviamo al selfie ma solo per affermare quanto sia complesso conoscere se stessi. Il narcisista non ha a che fare con la vanità semplice bensì con la ricerca ossessiva, e infine mortale, di afferrarsi. Questo è il dramma di tutti i tempi, questo è il dramma di ogni artista di teatro che non potrà mai vedersi mentre si affaccia, e si specchia, alla propria opera». Marta Bevilacqua e Leonardo Diana